Poesie

10 poesie dalle mie 10 pubblicazioni

Memento homo

C'eravamo tutti a Oswiecim,
che chiamarono Auschwitz.
C'eravamo tutti con bocche
occhi pelle capelli sogni.
E tutti morimmo
per vederci rinascere
nella stessa putredine.
(1972-1982)

Non sono più di un passero
ma con te ho tutto il cielo.
(1982-1983)

Confessione  

Non ho mai tolto
le rotelle alla bicicletta.
Sono  ancora qui,
dopo anni ed anni,
in precario equilibrio
tra rosa e sterco.
(1986)  

L'aurora

L'aurora viene
nel gelo dell'inverno
e c'è  un altro amore
nel mio cuore,
ci sono altre stelle
nel mio cielo:
c'è un altro mondo,
ed è sereno.
(1988)
       
Tutti hanno scritto del mare:
ma il mare non si scrive.
Il mare è ciò che non abbiamo,
ciò che ci sfugge, ciò che ci strugge:
è il gabbiano alto, il vento vasto,
la sera che diserta le voci.
Non è possibile definire il mare
se non ascoltando il respiro degli esseri.
Perché il mare non è mai uguale a sé stesso
eppure non muta: non ha che una parola
ma racchiude tutte le parole, le paure, le pene.
Il mare è l'assalto della felicità ai piedi umani.
È l'oblio che cancella e il ricordo indelebile.
È il nostro silenzio,la nostra lentezza,
la nostra improvvisa capacità di guardare.
(1989)  

Inquieta sera

Ho recato la lampada.
Ho attizzato il fuoco.
Ho stappato una bottiglia.
Alzando la testa
ho visto l'oro del cielo,
la rotta d'un aereo,
la cima dei castagni
spazzata dal vento:
ed ho avuto paura
di questa felicità.
(1992)  

Dopo averci sottratto l'infanzia
e il tempo di leggere il giornale
dal barbiere ed ogni minuto piacere
che fosse il fumo o il bicchiere
cercano ora di mutarci tutti
in mute pietre frangiflutti.
(1997)

Humus

Oltre mura e siepi l'ombra sfrangiata dei giardini
nei pomeriggi in cui la luna (visibile fin dal mattino
nella sua trasparenza di particola) fonde il suo oro
nel rosone che eccita gli steli d'erba
e i capezzoli adolescenti delle stelle.
Grate e reti metalliche per rammagliare i ricordi
e rameggiare il bilicante arbusto della giovinezza.
(“Due volte venti”, dici). Terra intrisa,
foglie secche. Germoglia finalmente, la poesia,
dalla virtù amara della ginestra,
dall'ombra rorida e dal tuo stesso umore.
(2000)

Schiarita

Dopo dieci giorni di ininterrotta
pioggia, il sole accende
i crinali, le vigne, i davanzali.
Rose e margherite dicembrine:
un tepore, sul terrazzo,
come di non obliati baci.
È la prima domenica dell' Avvento;
il glicine non ha ceduto
tutte le sue foglie al vento;
l'erba, come in una sconvolta
primavera, riluce verdissima.
(2003)

Che cosa devo farci,
arrivato in un Paese
voglio sapere dei suoi poeti,
sono una persona bislacca,
mi guardano con un certo sospetto
come se chiedessi una dose,
ma sono fatto così,
mi consigliano la tal birra,
o il tal piatto di pesce,
ma io lì ad insistere:
“e chi li ha cantati”?
(2012)